Compagnia d’Arte Drummatica
 
 
 
 
 
 
 
 
sonorizzazione dal vivo di documentari antropologici sulla transe 

La tecnica culturale conosciuta come transe, che l'etnologo Georges Lapassade scrive alla latina con la “s” e vede come un "comportamento del corpo e della coscienza ritualizzata, socializzata", è attivata da alcune culture tradizionali allo scopo di gestire momenti difficili di passaggio nel cammino della vita, quali la pubertà, la gravidanza, il lutto. AI soggetto “preso dalla crisi esistenziale”, attraverso rituali specifici e grazie alla solidarietà della sua comunità, viene offerta la possibilità di risolvere i contenuti critici tramite l'accesso a Stati Modificati del Corpo e della Coscienza, che sono da intendersi come esperienze fondamentali per la conoscenza del sè ad un livello profondo. In tali rituali, che assumono spesso caratteri teatrali, si è sempre in presenza di una musica vivace, fortemente ritmata, vibrata, che dà energia e nello stesso tempo permette di liberare energia. Spesso si ha la presenza di percussioni, il ritmo continuo regola i movimenti dei soggetti in transe. Sono alcune delle suggestioni che hanno stimolato la creazione di 'colonne sonore' pertinenti al contesto di ciascun filmato, rispettose delle culture musicali “incontrate”, nell'intento di affermare "il bisogno/desiderio/diritto umano di autorealizzarsi in una esperienza umana totale".

Trance and dance in Bali (Margaret Mead e Gregory Bateson, USA, 1938)
ricostruisce  una  cerimonia religiosa balinese: al ritmo dell'orchestra di gong  e  metallofoni (il gamelan) si svolge la rappresentazione di Barong e Rangda. Barong, animale mitologico, rappresenta la forza benefica, mentre Rangda impersona la strega, le forze negative. La cerimonia prevede la contrapposizione delle due maschere che sono indossate da alcuni uomini in stato di transe dalla fase iniziale del rito. AI cambiamento di ritmo dell'orchestra alcuni seguaci del Barong che avevano affrontato la strega, cadono in una transe violenta e puntano i kriss contro al petto: il fatto di colpirsi con il pugnale (ngurek) non è collegato a nessuna divinità particolare, ma è la prova della forza della possessione. Questa fase del rituale verrà poi interrotta dai sacerdoti. E' interessante notare un fatto tipico della cultura balinese: non esiste vero antagonismo tra le maschere, e tra chi fa ngurek e la strega Rangda, che non viene uccisa o distrutta. Infine, l'ultima parte della cerimonia, in cui prima di riporre nel tempio le maschere, si effettuano gli ultimi  obblighi rituali e si attende la definitiva uscita dallo stato di transe.
Divine Horsemen. Living gods of Haiti (Maya Deren, USA, 1958)
mostra  la  transe  di  possessione  dei discendenti degli schiavi africani arrivati ad Haiti: il voodoo. Quanto è proiettato è tratto dai primi minuti del filmato: l'inizio del rituale prefigura l'arrivo di un loa, la divinità che “cavalcherà” il posseduto, invocata anche dal particolare ritmo dell'orchestra di tamburi e dalla melodia del canto. Gli hajtiani credono che l'individuo abbia due anime: il “Piccolo Angelo Buono” e il “Grosso Angelo Buono”, che può  lasciare  il corpo durante il sogno o la transe. Proprio durante questi rituali il 'Grosso Angelo Buono' lascia il posto ad un loa: sarà allora la personalità del dio e non quella del soggetto ad esprimersi. Uno spirito, con il carattere e temperamento riconosciuti dalla comunità,   diventa   il   “cavaliere”  che danza nel corpo della sua “cavalcatura”.

Meloterapia del Tarantismo (Diego Carpitella, Italia, 1959)
registra, dopo uno spaccato della vita di un paese del Salento, il fenomeno del “tarantismo” che parte da una crisi individuale, un conflitto psichico, un'insoddisfazione  esistenziale, una tensione latente che conduce a questo stato  catatonico  che  caratterizza la fase preliminare del rito. Si crede cosi che il soggetto (per lo più donne) sia stato morso da un ragno, la “tarantola” o “taranta”, e diventi perciò tarantato. Si ricorre quindi alla terapia musicale domiciliare. Per ore, per giorni, i musicisti suonano continuamente alla tarantata il brano (la pizzica, di cui un esempio viene citato  nella  sonorizzazione) che  identifica l'animale che “l'ha morsa”, finchè,  dopo  vari  cicli  di balli, prima a terra e poi in piedi, quasi a schiacciare  simbolicamente  il  ragno,  la tarantata stessa mostra i segni della  “guarigione”. Una “guarigione” che non è definitiva: chi è tarantato verrà preso dal “ri-morso” tutti gli anni, nello stesso periodo, e dovrà ripetere la terapia.
Transe