Compagnia d’Arte Drummatica
 
Alto Adige
Recensione Concerto:
Live Pub. A Pergine una eccentrica performance interattiva. Un insolito happening all'Angi con le percussioni "drummatiche".  Martedì sera il palco dell'Angi Pub di Pergine si presentava in modo decisamente anomalo rispetto al solito. Era strapieno di strumenti musicali e oggetti vari, fino ad occupare una parte della sala dove normalmente sta il pubblico. Un insieme composto da legni, ottoni, tubi flessibili, tromba e sassofoni, percussioni ricavate da barattoli, un set di gong, una batteria Ludwig come quella di Ringo Starr, harmonium, barilotti pieni di pezzi metallici, vaschette contenenti acqua. Questa scenografia preannunciava uno spettacolo interessante e se si vuole un po' eccentrico, vista la dotazione della Compagnia d'Arte Drummatica. Il concerto inizia in maniera piuttosto informale con i cinque "drummatici" seduti in mezzo ai loro strumenti, quasi nascosti, con un ritmo di tamburo che sale piano per poi portarsi dietro tutti gli altri strumenti che danno corpo a "Lhasa angin prana", trascinante pezzo di apertura anche del loro secondo CD "Carbon Copy", che eseguono quasi per intero. Durante ogni pezzo gli elementi del gruppo girano per il palco, cambiano strumenti, passano da una percussione ad un'altra da uno strumento all'altro. Capita anche di sentire suoni che provengono da luoghi diversi dal palco, ci si gira e ci si trova un musicista che ti suona accanto. Ogni pezzo ha il suo tema portante e originario che può essere un ritmo di batteria, un tema di sax e tromba, il ticchettio di una macchina per scrivere o i suoni acquatici di gong immersi nelle bacinelle. Ogni pezzo è ricchissimo di suggestioni e suoni sempre acustici, unica eccezione un pianoforte elettrico. Il modo di suonare è quello del jazz colto e attento ai suggerimenti della musica colta contemporanea di Miles Davis e degli Art Ensemble of Chicago, ma arricchito da un universo sonoro fantasioso che da dignità a qualsiasi oggetto che sia in grado di generare un qualche suono musicale. Come è rilevabile dai loro lavori discografici le composizioni sono scritte in modo molto accurato e raffinato e dal vivo non vengono stravolte o dilatate in nome di una improvvisazione situazionista, ma vengono arricchite dalle vibrazioni che i musicisti ricevono dal pubblico e dal luogo in cui si trovano ad agire facendo sì che ogni concerto sia una performance a sè. Ma una parte rilevante dello spettacolo sono proprio loro, i cinque "drummatici", Mario Martignoni, Diego Devincenzi, Marco Venturi, Matteo Gabutti e Giovanni Oscar Urso, che con i loro modi informali, le presentazioni senza microfono e le loro battutine fulminanti creano un clima allegro e rilassato. Marcello Mairer
31 luglio 2001