Compagnia d’Arte Drummatica
 
Post-it Rock n.8
Recensione concerto al Buenaventura - Castelfranco Tv:
Ho avuto la fortuna, di recente, di assistere ad uno spettacolo della compagnia d'arte drummatica. Non uso a caso il termine spettacolo, perché parlare di concerto in questo caso sarebbe riduttivo. Viene infatti proposta una sorta di rappresentazione dell'assurdo, ironici personaggi che si aggirano in un palco che è una via di mezzo tra un robivecchi e il laboratorio di un professore pazzo. In uno stage che sembra un puzzle, ci si può trovare: pistola a tappo, clacson, chiavi, piatto di portata d'alluminio, pianoforte giocattolo, ammortizzatori d'auto, tubi d'acciaio e molto altro tra cui strumenti auto costruiti tra cui il barattofono e la ruota di bicicletta elettrica. Ma chi sono i Compagnia d'arte drummatica? Formati circa dieci anni fa a Bologna, sono cinque musicisti di estrazione jazz che hanno, oltre una notevole dose di umiltà e simpatia, il merito di essere, in modo provocatorio, usciti dal manierismo, dando sfogo ad un innato spirito zingaresco. Lo dimostra il fatto che siamo di fronte ad un gruppo itinerante che ha dato vita alle loro sessioni da musicisti di strada per le vie di Ferrara come quelle di Berlino e Praga. Inizia il concerto e su fumose atmosfere jazz tessute da sax , tromba e piano si alternano rumori di città caotiche e confuse a rendere più vive immagini strazianti. Viene così presentato il terzo e nuovo album Oufti. Lo spettacolo continua e a tratti la batteria si fa più incalzante e i fiati più nervosi, in altri ci si ritrova immersi in una seduta di training autogeno zuppi dei richiami orientali, circondati dai musicisti armati di bastoni della pioggia. In un viaggio che ha del mantrico, i compagnia d'arte drummatica dimostrano non solo di essere ottimi musicisti ma di saper sacrificare, a volte, la loro bravura in nome di un'idea. Un'idea sviluppata e perfezionata negli anni, ricerca e pensiero, cosa ormai rara in molte delle band che compongono la nostra scena musicale. Grandioso il finale caratterizzato da crescendo mozzafiato di contrabbasso e batteria e divagazioni degne dei Tamburi Du Bronx. Ribadisco spettacolo e non solo concerto di grande effetto e coinvolgimento.  Marco Tuppo
01 aprile 2004